Francesca Bianchi/ La Nazione

Anche i registi fanno «ooh». Daniele Segre, autore di «E’ viva la Torre di Pisa», lo ha fatto. Un «ooh», infantile e spontaneo, pronunciato quando, girando un angolo dopo una siepe, si è trovato di fronte una piazza che parlava lingue diverse. E’ così che è nata la voglia di raccontare un luogo — bello e unico come può essere Piazza dei Miracoli — attraverso le emozioni ma soprattutto le voci di chi, da tutto il mondo, si ferma ogni giorno sul prato estasiato, divertito e turbato di fronte ai marmi bianchi di Cattedrale e Battistero. Una Babele di lingue e micro-storie che il film «E’ viva la Torre di Pisa» — settanta minuti e un anno di lavoro — è pronto a portare sul grande schermo a partire dal Prix Italia, festival torinese, al quale sarà proiettato martedì 18 (con «anteprima» pisana al Giardino Scotto il 21). Un lavoro che — voce dopo voce, dialogo dopo dialogo — rappresenta di fatto «l’impronta digitale della città di Pisa», il ritratto in movimento di una location in cui arte e umanità si incontrano incessantemente sprizzando gioia e stupore.
«E’ viva la Torre di Pisa» (titolo suggerito da Luciano Lischi, fondatore della Nistri-Lischi editore, una delle pià antiche case editrici d’Italia, scomparso nel 2010 e al quale Segre aveva dedicato pochi mesi prima un documentario) , è intervallato da alcuni brani e racconti dei viaggiatori stranieri che hanno soggiornato in città — da Maupassant a Twain — interpretati dalla voce fuori campo dell’attore Atnonello Fassari. Ma sono altre le voci che popolano il film: turisti coreani, spagnoli, tedeschi, americani, russi, haitiani e — ovviamente — italiani che parlano senza paletti quasi dimenticando la macchina da presa. Sullo sfondo la Torre e la Cattedrale, immortalate con i colori delle varie stagioni e con quelli, storici e sgargianti, delle manifestazioni storiche, dal Capodanno Pisano del 25 marzo al Gioco del Ponte. «Non ho mai visitato piazza dei Miracoli da piccolo — racconta Daniele Segre, a lungo docente di regia nell’Ateneo pisano (con lui durante le riprese anche due giovani dottorande, Andreina Di Brino e Maria Teresa Soldani) — e scoprirla da adulto è stata un’emozione. Mi auguro che questo film possa diventare l’ambasciatore della città di Pisa nel mondo».
A sostenerlo nel suo cammino appena cominciato c’è infatti una «squadra» che cercherà di aprire canali e collaborazioni: la casa di produzione «I Cammelli», dello stesso Segre, Regione e Toscana Film Commission, l’amministrazione comunale di Pisa, la società Sat che gestisce lo scalo Galilei. Oltre all’Opera della Primaziale Pisana che ha reso possibile concretamente il film e a piccoli e grandi sponsor locali che hanno accolto e coccolato la troupe per un intero anno. «Un anno quasi sabbattico per me — conclude Daniele Segre — nel quale ho vissuto totalmente immerso nella bellezza».